MODALITA’ E TEMPI ALLA GABBIE DI PARTENZA

Luigi Brighigna

Il rispetto di regole, regolamenti e leggi è necessità imprescindibile,  a meno che una collettività non si condanni alla regressione sociale. E' questa un'osservazione lapalissiana, anche se per molti scomoda e indigeribile. Eppure c'è chi giustifica la violazione di questa esigenza  interpretandola come necessità di sopravvivenza.

Vado al dunque. Durante il non breve periodo nel quale ho fatto parte delle terne  commissariali nominate del  Jockey  Club Italiano per le riunioni  di corse  al galoppo   ho dovuto spesso sollecitare i vari starter di allora (Palmieri, Ricci, Caprioli) ad un maggior rispetto delle procedure e dei tempi richiesti dall'Ente tecnico,  attualmente il Dipartimento per l'ippica del MIPAF, riguardo alla partenze. 

Chiarisco.  Il regolamento prevede che siano tollerati per ogni concorrente 3 (tre) tentativi di ingresso nella gabbia di partenza  assegnata. Per favorire l'entrata al cavallo riottoso una squadra di robusti addetti può impiegare un cuffino  e cinghie per imbracarlo e spingerlo. Esauriti i tre tentativi il soggetto deve, o meglio dovrebbe,  venire escluso dal funzionario, ovvero lasciato al palo.  

Perché tre tentativi e non due o quattro? Semplicemente per non penalizzare, prolungandosi l'attesa del via, quei concorrenti meglio addestrati che hanno occupato docilmente la postazione loro assegnata.  Questi possono deconcentrarsi o all'opposto innervosirsi, in entrambi i casi vedendo diminuire le proprie chances in corsa.  Il danno si riscontra con maggiore evidenza nelle corse per i due anni alle prime esperienze.  Concedendo ad alcuni di oltrepassare il numero dei tentativi  regolamentari si compie un illecito sportivo che danneggia gli altri e in primo luogo le scelte degli scommettitori, un fattore non secondario per il comparto.

Il ritardo del 'via' può  avvenire anche al fine di favorire l'aumento del volume del gioco sulla corsa in questione, ma questo e tutt'altro problema che non intendo qui affrontare.  Mi limito solo a dire nel merito che rientra anch'esso nel modo di agire leggero dei comportamenti sociali.

Come si vede non mancano, nel nostro settore,  norme valide ed efficaci. E' la loro applicazione a venire interpretata con la leggerezza che di fatto si concretizza in violazione. L'arte dell'espediente di cui siamo cultori e maestri. 

Un'affollata corsa, per maiden di due anni, svoltasi  all'ippodromo di Pisa domenica 5 Dicembre  mi ripropone in chiave di regolarità il problema del rispetto del regolamento delle partenze. Non dico che il risultato sarebbe stato diverso da quello che è stato,  né la cosa mi può interessare; sostengo invece che in quella corsa ci fu disparità di  opportunità tra i concorrenti  e  un danno agli scommettitori.  

E' persino ovvio che il complesso delle regole non sia esente da errori, dovendo tutelare gli interessi di tutte le parti in causa (interpreti diretti,  nello specifico le varie categorie interessate, e indiretti, ovvero gli spettatori e soprattutto gli scommettitori). Esso non rappresenterà la perfezione, ma storia ci insegna:  è più opportuno sbagliare per eccesso che non per difetto.